Senza il primo tratto nulla capiremmo di secoli di architettura, pittura, scultura Creare è progettare e il disegno ci fa capire l’incertezza, la passione e il genio dell’artista

di Arturo Carlo Quintavalle (Corriere della Sera)

Ditelo a uno storico dell’arte che il disegno non è importante: vi risponderà che senza il disegno nulla capiremmo di secoli di architettura, pittura, scultura in occidente.

Cockerel di Picasso del 1938

Cockerel di Picasso del 1938

Che cosa sapremmo noi delle idee di Michelangelo per la Sistina, di quelle di Bramante o Raffaello per San Pietro, di quelle del Bernini per il Louvre, e cosa di Canaletto, Guardi o Bellotto senza i disegni? E che cosa sapremmo noi delle idee di Rembrandt o Piranesi senza i disegni, o senza gli «stati» delle loro incisioni, e che cosa dell’origine dei grandi racconti di Delacroix e Géricault o dei gesti sospesi delle ballerine di Degas? La storia di Guernica sarebbe rimasta ignota senza il disegno (e la fotografia di Dora Maar) che fissa le fasi del progetto da icona realistica a spazio teatrale di duri simboli.

Così il disegno è stato determinante per tutte le avanguardie, dai futuristi ai surrealisti, dai dadaisti ai costruttivisti, intrecciandosi con la storia del manifesto e quella della fotografia. E come pensare Morandi o Lucio Fontana, gli Espressionisti Astratti americani o Cy Twombly, la ricerca concettuale o la Land Art, senza il progetto, e come pensare la nostra storia senza l’altra grafica, quella che viene dal Giappone e dalla Cina? Allora perché questa esclusione?

Troppe volte si racconta l’opera d’arte come immediata invenzione, ma creare è progetto, così il disegno ci fa scoprire l’incertezza, la passione, il genio dell’artista.

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