God save the Pound: la lenta discesa della britannica cartamoneta.

british-poundLa sorte della carta più importante dello stato inglese nel prossimo futuro è legato alla prospettiva del nuovo Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea confermata ieri notte alle ore 23,00.
Dopo l’esito del referendum sono tante le reazioni politiche da parte degli altri paesi dell’UE. Gli inglesi sono andati alle urne giovedì scorso, con un’affluenza di circa il 74% per la consultazione sul “Remain” or “Leave”: il 52% dei votanti ha scelto di lasciare l’Europa.

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Oggi a Berlino è in programma la riunione degli stati fondatori dell’Unione Europea; il ministero degli esteri tedesco conferma l’incontro nel quale saranno presenti i capi di Stato di Italia, Francia, Olanda, Belgio e Lussemburgo.
Nella serata di venerdì la sterlina è balzata a 1.44 sul dollaro, salvo poi crollare già durante la sessione asiatica di lunedì, dopo che il sindaco di Londra Boris Johnson personaggio politico molto influente, si è schierato apertamente a favore dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione.
Così la sterlina è crollata è ha trascinato giù anche l’euro che come spesso ha aperto in gap down, ovvero con un abbassamento negativo del valore monetario all’apertura della borsa, mentre non c’è stato alcun effetto negativo sulla borsa di Londra, tra le migliori in Europa.

Sterlina vs Dollaro - grafico settimanale

Sterlina vs Dollaro – grafico settimanale

C’è da riflettere su quanto i legami commerciali tra il Regno Unito e Unione europea siano comunque importanti. Circa il 45% delle esportazioni e il 53% delle importazioni del Regno Unito avviene con l’Ue; ogni anno Londra versa nelle casse di Bruxelles lo 0,5% del suo Pil, ma secondo gli studi della Confindustria britannica, l’adesione all’UE crea un un valore aggiunto tra i 62 e i 78 miliardi di sterline all’anno per l’imprenditorialità locale.
Il centro studi Bertelsmann Stiftung che collabora con l’Istituto di Munich ha calcolato che il Brexit costerebbe alla Gran Bretagna almeno 300 miliardi, e un calo potenziale del Pil del 12% in dieci anni.
Peraltro Londra è la più grande finanziaria d’Europa e alcune importanti istituzioni potrebbero voler spostare le proprie sedi in Europa nel caso di Brexit, scombussolando l’economia di molti piccoli stati europei. Ecco la fine di uno splendido matrimonio, forse neanche poi così splendido.

    25 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

Il patrimonio dei codici di Leonardo Da Vinci

Homem Vitruviano – Leonardo Da Vinci.

Homem Vitruviano – Leonardo Da Vinci

Il corpus degli scritti di Leonardo è costituito da circa cinquemila pagine di appunti, che probabilmente rappresentano una piccola parte della sua sterminata produzione, un terzo secondo gli studi, largamente maltrattata e dispersa nel corso dei secoli. Leonardo aveva l’abitudine di portare sempre con sé quaderni e taccuini, sui quali annotava con minuziosità e a profusione, con la sua inconfondibile scrittura speculare, tutto ciò che lo interessava del mondo circostante. Non meno copiosa era la produzione “casalinga”. Rientrato nell’abitazione redigeva progetti, disegnava macchine, preparava bozzetti o studi di quadri e sculture, o di particolari di essi, raggruppando graficamente le idee concepite nel corso dei suoi spostamenti.

Leonardo da Vinci, Trattato di Pittura, Codice Vaticano Urbinate Lat. 1270, Biblioteca Apostolica Vaticana.

Leonardo da Vinci, Trattato di Pittura, Codice Vaticano Urbinate Lat. 1270, Biblioteca Apostolica Vaticana.

La vastità dei suoi interessi, nei più svariati campi della conoscenza, è testimoniata dagli oltre quattromila fogli contenenti suoi disegni e annotazioni. Essi si presentano sciolti o raccolti in fascicoli o codici, oggi sparsi in musei, biblioteche e raccolte di tutto il mondo e quasi tutti databili a dopo il 1480, con una particolare incidenza a partire dal soggiorno milanese.

Anche se dei suoi scritti va fatta una distinzione fondamentale tra i taccuini di appunti, che l’artista portava sempre con sé per annotazioni veloci, e tra fascicoli più ordinati, talvolta dedicati a particolari argomenti, quali l’anatomia, l’ottica, l’arte bellica, la meccanica, il volo degli uccelli o il moto delle acque. I taccuini hanno il testo inserito negli spazi lasciati liberi dagli schizzi, mentre nei fascicoli troviamo un’organizzazione più accurata di immagini e testo. Per Leonardo Da Vinci il disegno non è legato a necessità decorative, ma è un insostituibile mezzo di rappresentazione e analisi della realtà, ancor più efficace dello scritto.

Di seguito vi presentiamo cinque dei principali codici leonardeschi
Insetto, uccello, libellula, robot - LEONARDO DA VINCI - ROBOT VOLANTE (DRONE) COD. ATLANTICO f.1059

Insetto, uccello, libellula, robot – LEONARDO DA VINCI – ROBOT VOLANTE (DRONE) COD. ATLANTICO f.1059

Codice Atlantico (64,5 x 43,5 cm; 1119 fogli raccolti in 12 volumi rilegati in pelle; conservato a Milano presso la Biblioteca Ambrosiana). È stato chiamato così perché Leoni dispose gli scritti di Leonardo su fogli del formato solitamente utilizzato per realizzare gli atlanti geografici. Il Codice Atlantico raccoglie disegni per buona parte databili tra il 1478 e il 1518, ed inerenti vari argomenti, dalla matematica alla botanica e alle arti militari. In questo manoscritto è presente la definizione che Leonardo diede di se stesso, ossia omo sanza lettere («So bene che, per non essere io letterato, che alcuno presuntuoso gli parrà ragionevolmente potermi biasimare coll’allegare io essere omo sanza lettere» – folio 119, verso A). In occasione dell’EXPO 2015 tra settembre 2009 a settembre 2015, i fogli del Codice Atlantico sono stati esposti a rotazione nella Sacrestia del Bramante all’interno del Convento di Santa Maria delle Grazie e nella Sala Federiciana della Biblioteca Ambrosiana.

Codici dell’Istituto di Francia (964 fogli raccolti in dodici manoscritti cartacei, alcuni rilegati in pergamena, altri in pelle, altri ancora in cartone; conservati a Parigi, presso l’Istituto di Francia). I manoscritti hanno diverse misure, che vanno da 10×7 cm a 31.5×22 cm. Per convenzione sono indicati con una lettera dell’alfabeto, dalla A alla M. I più importanti per gli studi sulle acque e sul territorio lombardo sono:

Codici Ashburnham, convenzionalmente identificati con due numeri: 2037 l’ex codice B e 2038 l’ex codice A, si tratta di due manoscritti cartacei (dimensione 24×19 cm), rilegati in cartone. In origine facevano parte del manoscritto A da cui sono stati strappati alla metà dell’Ottocento da Guglielmo Libri.

Leonardo da Vinci ,un foglio del Trattato della Pittura

Leonardo da Vinci ,un foglio del Trattato della Pittura

MANOSCRITTO A (cm 22×15; conservati 63 fogli dei 144 originari) Si presenta mutilo rispetto l’originale, a causa del furto di numerosi fogli, alcuni mai ritrovati, che ne ricompose una parte in volume vendendolo all’inglese Lord Ashburnham. Il fascicolo fu poi recuperato e catalogato come Ashburnham 2038. Il contenuto del manoscritto, datato 1490-1492, riguarda prevalentemente la pittura e la fisica, con le considerazioni sul moto a fare da denominatore comune. Il tema della pittura vi è discusso in modo particolareggiato, tanto è vero che Francesco Melzi ne trascrisse ampi stralci nel suo Libro di pittura – poi pubblicato a metà Seicento come Trattato della pittura. Nel Codice Ashburnham 2038, ai fogli 114 recto e 114 verso, compaiono studi di decorazioni datati 1492.

Leonardo Da Vinci - Codice Ashburnham B - La città ideale

Leonardo Da Vinci – Codice Ashburnham B – La città ideale

MANOSCRITTO B (cm 23×16; conservati 84 fogli dei 100 originari). Redatto tra il 1487 e il 1490, esso è insieme al Codice Trivulziano il più antico degli autografi di Leonardo. Guglielmo Libri ne rubò parecchi fogli, che puoi furono rilegati in volumi e venduti a Lord Ashburnham (Ashburnham 2037). La sua redazione comincia quando Leonardo è già trentacinquenne, e contiene disegni di armi e macchine militari o da lavoro, chiese a pianta centrale (quella di Vigevano), la famosa “città ideale”su due livelli e gli avveniristici progetti di macchine volanti e altre formidabili invenzioni (una vite aerea che sembra anticipare l’elicottero, il sottomarino). È questo il manoscritto dove Leonardo traccia disegni sulla strada coperta, che viene proposta a miglioramento difensivo in uno studio di disposizione interna nella ghirlanda del Castello di Milano. «Nobile corridore» è definita da Leonardo la strada coperta (che a Vigevano unisce il castello alla Rocca Vecchia), mentre il disegno della «polita stalla» somiglia molto alla scuderia modello voluta, sempre a Vigevano, da Ludovico il Moro nel 1490.

Manoscritto F (cm 14,5×10; 96 fogli) La sua compilazione risale al 1508, e si è conservato praticamente intatto. Ha per oggetto lo studio dell’acqua, ma un’ampia parte è dedicata all’ottica e allo studio della luce da cui si passa anche alla cosmologia, discutendo per esempio l’ipotesi dell’origine della Terra per emersione delle acque del mare.

Codice sul volo degli uccelli
Questo codice al volo degli uccelli si trova presso la Biblioteca Reale di Torino ed è composto da 17 pagine (21×15 cm) rispetto alle 18, databili intorno al 1505.
Tratta principalmente del volo degli uccelli che Leonardo analizza con un rigoroso approccio meccanico, così come studia la funzione dell’ala, la resistenza dell’aria, i venti e le correnti.

Codex Arundel - Manoscritto H

 Manoscritto H

Gli altri manoscritti minori sono il Codice Arundel (28×18 cm le carte di supporto; 283 fogli rilegati in marocchino; conservato a Londra presso la British Library), che contiene soprattutto studi di fisica, meccanica e architettura ed è databile tra il 1478 e il 1518; il Codice Trivulziano (20.5×14 cm; 55 fogli dei 62 originari; conservato presso la Biblioteca Trivulziana di Milano), databile tra il 1487e il 1490, che contiene studi di architettura militare e religiosa e ma anche riflessioni sulla lingua e la letteratura italiana; Manoscritto H (cm 10,5×8; 142 fogli) composto da tre quaderni, redatti nel 1493-1494, dedicato prevalentemente allo studio dell’acqua; i due Codici di Madrid (21×15 cm; rispettivamente 192 e 157 fogli rilegati in marocchino rosso; conservati presso la Biblioteca Nazionale di Madrid), riscoperti solo nel 1966, e databile tra il 1490 e il 1496 il primo e tra il 1503 e il 1505 il secondo; e i Fogli di Windsor (circa 600 disegni, non rilegati e di differente formato; conservati presso il castello Reale di Windsor), che riproducono studi di anatomia e di geografia, ma anche alcune caricature, e coprono un periodo compreso tra il 1478 e il 1518. Il Codice Vaticano-Urbinate del 1270 della Biblioteca Vaticana contiene il Libro di Pittura, redatto da Francesco Melzi dopo la morte del maestro, raccogliendo in un unico manoscritto scritti e pensieri sparsi, da diverse fonti manoscritte oggi andate perdute.

Copertina del Tratato della pittura di Lionardo Da Vinci - 1651

Copertina del Tratato della pittura di Lionardo Da Vinci – 1651

 

 

Sitografia: www.leonardocultura.com ; www.leonardoevigevano.it ; www.museoscienza.org/leonardo/codici/ www.beic.it/it/content/i-codici-di-leonardo

    10 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

“Arie di Carta” al Rivetta Tell di Lugano

Arie di Carta

Arie di Carta

A pochi giorni dalla chiusura della messa in scena di Arie di Carta, presso Il Teatro della Contraddizione di Milano, possiamo annunciare la programmazione dello stesso presso il mercatino serale del  Rivetta Tell lungolago, a Lugano.
‹‹Alla vigilia dell’inizio delle prove, una telefonata ha cambiato il destino della creazione di questo mio nuovo lavoro. I temi, la ricerca, le immagini, i suoni, i colori si sono moltiplicati anzi duplicati: il mio lavoro è diventato il ’nostro’, mio e di Ivana. Ci siamo incontrate – scrive Maria Carpaneto – ognuna coi propri vissuti, gusti ed esperienze professionali e ci siamo ‘ascoltate’: il reciproco ascolto ha generato una nuova relazione, un linguaggio per noi nuovo, volti e storie nei quali molti possono rivedersi ed immedesimarsi, due donne/due personaggi venute da chissà dove, un duo vagamente clownesco, tragicomico che si è raccontato la propria vita fondendola in una sola ed unica››.

Arie di Carta

Arie di Carta

‹‹“Arie di carta” è per me un atto di incontro – scrive Ivana Petito – E’ la danza di un incontro. Parla di un me e di un te, di un io e un tu che poi altro non sono che l’umanità tutta. Racconta il miracolo e il mistero quotidiano di ogni relazione, un’opera che continua a crescere nella vulnerabilità autentica dell’ incontro››.

Due curiosi personaggi senza tempo, e un passaggio continuo di stati d’animo con una velata ironia. Due creature straordinarie che trovano la nascita da mura, da suoni, dai colori, dalle temperature del sottosuolo per formare un tutt’uno con luoghi pregni di storie e di gente comune, un ricordo che non si dimentica. Una relazione che percorre tutte le epoche storiche, tutte le età della vita, tutti i generi e tutte le modalità dell’essere soli nonostante insieme. Queste due creature si accompagnano per farsi coraggio ed esaltarsi a vicenda, si incontrano ora nella giocosa gioia dell’incontro, ora sfinite dalle catene della relazione. “Arie di carta”, una pièce ancestralmente e archetipicamente attuale e antica, vestita in abiti vintage in un ambientazione retrò.

Arie di Carta

Arie di Carta

‹‹Dal mio punto di vista, la danza inaugura delle relazioni tra ciò che normalmente riteniamo separato e, nello stesso tempo, o proprio grazie a questo gesto, separa ciò che pensiamo debba restare unito. Si potrebbe dire che la danza è l’avvio della relazione impossibile, perché si congeda dalle relazioni stabilite e ritenute ‘possibili’: ad esempio, unisce una parte del corpo ad un’altra perché la separa dall’ordinamento delle parti, la fa fuggire via. E nel vostro spettacolo ciò inevitabilmente accade, ma in certi passaggi è come se voleste danzare la relazione, illustrarla attraverso la danza, piuttosto che inaugurarla danzando. Le fotografie sullo sfondo sembrano voler dire ciò che state facendo, la cosa che state danzando. Dal bambino alle due anziane ridenti è come se ci fosse una didattica a guidare la danza. Questo sfondo, che non a caso dà anche il senso di uno scorrere temporale, sembra voler insegnare che lo scorrere del tempo non è che formazione di relazioni, di cui infine si può insieme ridere, con un riso di saggezza, mi pare.›› (Maurizio Zanardi)

“Arie di Carta” –  prodotto dall’associazione culturale Il Filo di Paglia, Milano

Sabato 09 luglio 2016 alle ore 22.00 presso il Rivetta Tell, riva Giocondo Albertolli, 6900 Lugano, Svizzera

    09 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

“Untitled” colors, dall’anima di Paolo Manazza

Paolo Manazza - Project for Rumi's Portait, 2016, oil and enamels on canvas 97x113 cm

Paolo Manazza – Project for Rumi’s Portait, 2016, oil and enamels on canvas 97×113 cm

 

Oggi 08 giugno 2016, presso le prestigiose stanze della galleria Robilant+Voena di Milano in via Fontana, si terrà l’inaugurazione della prima personale di Paolo Manazza, il poliedrico pittore, giornalista, intellettuale e critico d’arte. Paolo Manazza racconta ad Alan Jones: “Un quadro è finito quando lo dice lui, anche con delle parti che rimangono apparentemente aperte. Fermarsi al momento giusto significa in sostanza cristallizzare l’’immagine e la composizione cromatica in un momento in cui è in grado di proiettare la massima intensità dell’’energia formale.

 

Untitled - About your daimons - 50x70 oil on canvas, 2015

Untitled – About your daimons – 50×70
oil on canvas, 2015

Ossia dare spazio a quella forma che apre le porte dell’’invisibile. Ciò che voglio dire è che la misteriosa, inafferrabile qualità di ogni opera (quale che sia il suo contenuto, astratto o figurativo) è una qualità allusa da parole e termini vaghi come lirico o sublime. Come giustamente diceva De Kooning lo scopo della pittura è principalmente catturare il nulla di un quadro, ‘la parte che non è raffigurata ma che è lì per via degli elementi che vi sono dipinti’. Sì, credo sia proprio così.”

Le opere di Paolo Manazza –- osserva Alan Jones nel catalogo della mostra – sono distillate da un ceppo per molti anni rinnegato. Sono prodotte con criteri altamente raffinati che sfuggono la ‘raffinatezza’ – nel senso peggiorativo del termine – ossia tutti quegli ingredienti retorici di moda e di appropriazione, reificazione, e riproduttività fotografica. Ogni dipinto –- prosegue – è un soliloquio un dialogo tra l’artista e il proprio sé, come le due parti di Bach, una traduzione simultanea nella lingua della pittura dove la ‘composizione’ è la grammatica, e il colore è il vocabolario”.

Paolo Manazza - Playing the Piano, 2013-2014, oil on canvas 90x110 cm

Paolo Manazza – Playing the Piano, 2013-2014, oil on canvas 90×110 cm

Lasciamoci trasportare dalle sue coloratissime spatolate di olio, lo scopo dell’operato di Paolo Manazza è entrare in un sentimento e prendere il volo, e il gioco inizia con l’osservazione, per arrivare alla pittura come mezzo primario.
Tornare alla pittura, per toccare con mano le proprie emozioni e per stenderle a seconda della ragion servente, lavorando sul colore e sulle varie sovrapposizioni dell’olio interpretando la realtà cromaticamente, trovando così l’unico possibile modo di vedere il mondo sia interno che apparente.
In occasione della mostra la galleria Robilant+Voena ha pubbliato un catalogo di cento pagine con un saggio di Alan Jones e i contributi critici di Giandomenico Di Marzio e Massimo Mattioli.

UNTITLED – Paolo Manazza
Inaugurazione Mercoledì 8 giugno dalle ore 18

Dal 08 Giugno 2016 al 08 Luglio 2016
MILANO – Galleria Robilant+Voena
LUOGO: Via Fontana, 16
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 02 805 6179
E-MAIL INFO: info@robilantvoena.com

    08 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

Tim Samuel si imbatte nella natura, e nei social

Una scena rara da vedere, ancor più da fotografare. Ma il fotografo subacqueo australiano Tim Samuel ha avuto la fortuna di trovare la prontezza per scattare una foto ad un pesce che nuota, quasi fossero un unico essere, all’interno dell’ombrella di una medusa.

Tim Samuel Foto @timsamuelphotography

Tim Samuel Foto @timsamuelphotography

Questo pesce che nuota in sincronia con una medusa è stato trovato da Tim tra le acque della meravigliosa Byron Bay, in Australia.
L’endemica scena è raccontata da Samuel, che afferma di aver osservato mentre faceva freediving l’avvenimento, spiegando: “Sembrava completamente in trappola, come se fosse riuscito in qualche modo a nuotare all’interno e poi non fosse più in grado di uscirne. Il pesce riusciva a controllare in parte i movimenti della medusa”.

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Samuel voleva di intervenire per liberare il pesce, ma ha scelto infine di rinunciare, lasciando la natura a fare il suo corso: “Ma è stata una decisione difficile da prendere”. Pensiamo positivamente, potrebbe trattarsi di una rarissima forma di simbiosi fra la medusa e il pesce, segno di solidarietà marina fra specie diverse.

La sua foto è stata pubblicata su Imgur e a seguire su Instagram, ed ha dilagato in poco tempo su tutti i social network.
”Non mi sarei mai aspettato che questo scatto potesse fare il giro del mondo”, ha scritto Tim Samuel sul suo profilo Instagram dove ha pubblicato le due immagini dell’insolito incontro.

    08 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

La prospettiva di una lente per Catherine Nelson

Catherine Nelson - Origins 2014 - Beginnings No. 01 edition of 6 200x100cm: 6 x 150x75cm + 2AP

Catherine Nelson è un artista australiana che usa la tecnologia digitale come il suo pennello. Lei costruisce paesaggi immaginari utilizzando immagini dal mondo intorno a lei. Il risultato finale è una realtà non esistente creata da molte centinaia di fotografie. Dopo aver completato la sua formazione artistica in pittura presso il College of Fine Arts di Sydney, Caterina si spostò rapidamente nel mondo del cinema e della televisione.

Bourgoyen SpringII edition of 7 @ 150x150cm

Creò effetti visivi per film come Moulin Rouge, Harry Potter, 300 e Australia. Il suo lavoro come artista effetti visivi l’ha portata in giro per il mondo facendola vivere a Milano, Londra, Roma, Reykjavik, Bratislava, Bruxelles e in Australia. Nel 2008 ha iniziato il suo proprio studio d’arte a Gent e ad Amsterdam e da allora ha completamente dedicato il suo tempo a creare la propria arte.

«Quando ho abbracciato il mezzo fotografico, ho sentito che l’assunzione di un quadro che rappresentava solo ciò che era all’interno della cornice della lente non stava esprimendo la mia esperienza personale e interiore del mondo che mi circonda. Con l’occhio e la formazione di un pittore e con anni di esperienza negli effetti visivi di film dietro di me, ho cominciato a scattare le mie foto ad un altro livello.»

Nel 2010 ha lanciato la sua serie ‘Memorie future’ seguita da ‘Nuit Americaine’ (2011), ‘Danubio’ (2012) e ‘Altri Mondi’ (2013). Questo lavoro è stato esposto in Australia, Europa, America e Asia. 

Beach edition of 7 @ 150x150cm

Beach edition of 7 @ 150x150cm

Il suo follow-up ‘Expedition’ serie (2014) ha preso una svolta nostalgica, più personale, concentrandosi sulla sua infanzia cresciuta a Sydney, ed è incentrata sulla memoria e il modo in cui la memoria distorce. Nella sua ultima mostra “Submerged” ha scattato con la sua macchina fotografica subacquea, a creazione di tre nuovi corpi di lavoro: Origins (2014), Unstill Life (2015) e , Submerged (2015). “Origins” è stata il risultato delle immagini scattate in foreste di mangrovie nel Sud Est Asiatico. “Unstill Life” e “Submerged” sono state create da migliaia di primi piani scattati in un piccolo stagno di ninfee.

Spring Blossoms edition of 7 @ 150x150cm

Spring Blossoms edition of 7 @ 150x150cm

 

Magici lavori su carta fotografica dalla prospettiva di una lente, che può essere una vera lente o uno specchio d’acqua, dell’esplorante artista australiana Catherine Nelson

Per contatti ed info visitare il sito http://www.catherinenelson.com

 

    06 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

Agostino Bonalumi muove la materia per creare energia

Scultura in resina, cm. 84 x 94 x 20 Firmato e datato -Tiratura a 20 esemplari, collezione privata

Scultura in resina, cm. 84 x 94 x 20 Firmato e datato -Tiratura a 20 esemplari, collezione privata – Bonalumi

In concomitanza con la prima WopArt fair 2016 e a seguito di svariati progetti dedicati in loco all’arte contemporanea, avrete occasione di trovare una selezione di opere del grande maestro Agostino Bonalumi, presso l’Imago Art Gallery di Lugano. Maestro esponente dell’estroflessione, sceglie di sfruttare una grande varietà di superfici e i più disparati fra i materiali, per dare a queste movimento e lasciando loro abbandonare la propria natura “materiale” verso nuovi orizzonti di ricerca.

A Martina Lopez

A Martina Lopez

Le opere su carta non sfuggono alla brillante teoria, essendo per Bonalumi un materiale con qualità sfruttabili in egual numero di situazioni, tanto che in uno scritto del 2002 dal titolo “L’opera su carta e l’opera di carta” chiarisce con nettezza il senso del discorso: «Altre volte l’opera è opera di carta, per la quale l’invenzione toglie l’immagine oggettivata in quanto è la realtà di un possibile dalle qualità appunto del materiale carta,  le quali anche suggeriscono il procedimento tecnico, legano ad una pratica esatta.»

Agostino Bonalumi - Giallo-1969, cirè estroflesso 150 x 120cm

Agostino Bonalumi – Giallo-1969, cirè estroflesso 150 x 120cm

Ed ancora «Ma tutto ciò non è e non vuole essere una esperienza laterale, opera minore, forse soltanto preparatoria in vista di esiti altrove definitivi, comunque a parte di opere da ritenersi più importanti; e nemmeno, di queste medesime – ciò che sarebbe peggio – derivazione o rifacimento.».
A Bonalumi interessa il recupero della pittura, nonostante la sua irrompente monocromia, anche nel caso di estroflessioni, dove egli gioca con le prospettive mediante tonalità cromatiche che danno espressione alla tridimensionalità della superficie.

“Agostino Bonalumi – Opere dal 1965 al 2013” in mostra a Lugano tutta l’estate, da giovedì 28 aprile a giovedì 15 settembre 2016 presso Imago Art Gallery, per ripercorrere la produzione artistica dal boom alle ultime opere ritrovate.

Per contatti e info visitare il sito della galleria:
http://www.imago-artgallery.com/agostino-bonalumi-works-from-1965-to-2013-is-about-to-be-inaugurated/

    03 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

I “cut out” di Matisse – come scolpire il colore

Matisse - Thousand and one nights print - Tate Gallery London

Ritagliare direttamente nel colore mi ricorda il lavoro dello scultore nella pietra.
H. Matisse

Nel 1941 Matisse è stato diagnosticato un cancro e, dopo un intervento chirurgico, ha iniziato ad usare una sedia a rotelle. Tuttavia la straordinaria creatività di Matisse non è rimasta inibita per molto tempo. ” Une seconde vie”, una seconda vita, è stato quello che ha definito gli ultimi quattordici anni della sua vita. A seguito di una operazione ha inaspettatamente trovato delle energie rinnovate e la bella assistente di origine russa, Lydia Delectorskaya, a fargli compagnia.matisse_drawing

Vasto in scala (anche se non sempre in termini di dimensioni), lussureggiante e rigoroso a colori, i suoi ritagli sono tra le opere più ammirate e influenti di tutta la carriera di Matisse. Essi appartengono ai più grandi affermazioni del slancio vitale nell’arte occidentale.

Questa nuova prospettiva di vita, forse affrettata dalla sua allora emergente limitatezza, lo portò ad una fenomenale esplosione di espressione, il culmine di mezzo secolo di lavoro, un radicale rinnovamento che gli ha reso possibile creare quello per cui aveva sempre lottato: “Ho bisogno di tutto questo tempo per raggiungere la fase in cui posso dire quello che voglio dire.” Con l’aiuto di Lydia Delectorskaya e assistenti si accinse a creare collage di carta tagliata, spesso su scala enorme, chiamati Gouaches Découpés. Fendendo fogli di carta con delle forbici ha inaugurato una nuova fase della sua carriera.

Markova in her pure white Nightingale costume by Matisse

Markova in her pure white Nightingale costume by Matisse

Per Matisse il taglio non era certo una novità; era già insita in lui la natura di generazioni discendenti da famiglie di tessitori; ha avuto un apprezzamento naturale della consistenza e del design. Sapeva come usare perni e modelli di carta, ed era estremamente fiducioso con le forbici. Ma il ritaglio non è stata una rinuncia alla pittura o alla scultura: lo chiamò “la.” Matisse ha detto: “Solo quello che ho creato dopo la malattia costituisce il mio vero io: Libero, liberato”. Inoltre, la sperimentazione con ritagli offrì a Matisse innumerevoli opportunità di costruzione di un nuovo ambiente esteticamente gradevole:

The beasts of the sea, 1950

The beasts of the sea, 1950

“Vedi come sono costretto a rimanere spesso a letto a causa del mio stato di salute, mi sono creato un po ‘di giardino tutto intorno a dove posso camminare … Ci sono foglie, frutti, un uccello. “

Matisse generalmente ritagliava le forme a mano libera con un piccolo paio di forbici, risparmiando i pezzi di carta dell’oggetto ritagliato. Con l’aiuto di Lydia Delectorskaya avrebbe riorganizzato i ritagli colorati fino a quando non sentiva completamente soddisfatto del risultato. Ci sono voluti due anni per completare i venti collages e, dopo anni di tentativi ed errori trovarono un metodo pratico e appropriato per portare i collage alla vita come opere bidimensionali.

Matisse era chiaramente sensibile alla natura particolarmente fisica di questi lavori: mentre erano in corso li lasciava inchiodati al muro dove avrebbero leggermente tremato alla minima brezza. Questo appunto d’immagini alla parete ha iniziato il secondo dei due processi che hanno prodotto i ritagli: l’organizzazione decorativa dei segni preformati. Questo era di gran lunga un processo più lungo e deliberativo rispetto al primo; a volte è durato diversi mesi, e anche da un intero anno per le opere più grandi. Matisse avrebbe cambiato la posizione delle immagini, aggiungendone altre, a volte modificando quelle esistenti, fino a raggiungere la configurazione desiderata. Entro la fine del 1940, è stato impareggiabile l’utilizzo dei “cut-out” per vari progetti arti decorative, tra arazzi, disegni sciarpa, arazzi, tappeti, e disegni per la cappella domenicana a Vence.

 

    03 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

Note di jazz e pareti di carte nella Venezia di Emilio Vedova

Emilio Vedova Immagine del tempo (Sbarramento), 1951 Collezione Peggy Guggenheim, Venezia © Fondazione Emilio e Annabianca Vedova

Emilio Vedova Immagine del tempo (Sbarramento), 1951 Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

Al Magazzino delle Sale di Venezia è stata inaugurata una mostra che esporrà oltre 200 disegni su carta inediti di Emilio Vedova, in occasione del decennale della sua scomparsa.
La mostra è curata da Germano Celant e Fabrizio Gazzarri, ed è interamente dedicata alle opere su carta che Vedova ha elaborato nel corso delle sue preparazioni su tela, grazie alla rassegna presentata dalla Fondazione Emilio e Annabianca Vedova. L’esposizione è stata modulata secondo i principi conservatori dell’artista, che volevano ricordare l’incidenza dei disegni sul suo operato artistico, nonché la derivazione scientifica data dai suoi studi.

Vedova Emilio dal ciclo lavagne, Salzburg

Vedova Emilio dal ciclo lavagne, Salzburg

Vedova parlava del disegno come di una tappa preparatoria ed anticipatrice dei dipinti, frapponendo il suo lavoro di “minuta” in termini contraddistinti, come il tempo e lo spazio, o la libertà e il dettame, facenti parte del suo pensiero futurista e della sua azione antinovecentesca.

La mostra metterà in sena più di 200 opere su carta derivanti dall’archivio della Fondazione, elicitante una quasi totalmente inedita parte d’esse; l’esposizione in atto comprenderà tutta la sezione cartacea del suo trascorso pittorico è stata suddivisa in due sezioni temporali: una prima parte che rivelerà i primi studi e le primissime creazioni autodidattiche nel suo periodo di “Corrente di vita giovanile” tra il 1935 e il 1940, elaborando la sua concezione e definizione del mondo.

Emilio Vedova - Venezia 2003

Emilio Vedova – Venezia 2003

 

Una seconda parte invece andrà a rappresentare le opere neo-futuriste della fine degli anni ’40, volutamente suggestive da un punto di vista politico, più sollecito al disagio sociale del dopoguerra, per arrivare alla presentazione degli ultimi lavori risalenti al 2005. La raccolta spazia fra le molte tecniche usate da Emilio Vedova nella costruzione del suo rendimento cartaceo, dagli inchiostri usati alla grafite, ai carboncini ed alla matita sanguigna. Il tutto contornato dalla maestosa città natale dell’artista.

Vedova Emilio - De America (1971) - Acquaforte su carta Goya : Brugherio - Asta Grafica ed Edizioni - III - Galleria Pananti - Casa d'Aste

Vedova Emilio – De America (1971) – Acquaforte su carta Goya: Brugherio – Asta Grafica ed Edizioni – III – Galleria Pananti

 

 Altro spazio espositivo della Fondazione è l’ex Studio Vedova, sui bordi delle sue amate Zattere alla Salute, dove ha lavorato dalla prima metà degli anni ’70 fino alla morte. Si tratta di ambienti dotati delle più moderne tecnologie per la conservazione e la fruibilità delle opere d’arte, caratteristiche oggi indispensabili in particolare per l’allestimento di materiali tanto delicati come i disegni, che nel suo caso testimoniano in modo esemplare il percorso creativo della sua produzione.

L’altro importante evento pensato dalla Fondazione Emilio Vedova è il ciclo di concerti «Euroamerica», a cura di Mario Messinis, al via il 15 luglio con il grande jazzista statunitense Chick Corea.Si parte dalla serie di dipinti degli anni ’70 «De America», esposta integralmente nel 2013 alla Galleria dello Scudo di Verona di Massimo Di Carlo, della quale la Fondazione Vedova ha ora realizzato un ampio volume (Skira) a cura di Germano Celant in collaborazione con Laura Lorenzoni: «la rassegna – spiega Messinis – proporrà momenti musicali del ‘900 dei due continenti ».

FONDAZIONE EMILIO E ANNABIANCA VEDOVA | PRESENTATO IL PROGRAMMA DI ATTIVITA' PER IL 2016 - Chick Corea IN CONERTO DAL 15 LUGLIO

FONDAZIONE EMILIO E ANNABIANCA VEDOVA | PRESENTATO IL PROGRAMMA DI ATTIVITA’ PER IL 2016 – Chick Corea IN CONERTO DAL 15 LUGLIO

Gli altri sei concerti dal 28 ottobre al 6 novembre, tra le note di grandi musicisti quali Debussy, Stockhausen e Boulez (per le modalità di accesso ai concerti, info a giugno su http://www.fondazionevedova.org/programma).

 

 

Le carte di Emilio Vedova in mostra al Magazzino delle Sale e presso la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova dal 29 maggio al 1 novembre 2016, per info e biglietti visitare il sito della fondazione http://www.fondazionevedova.org/informazioni/biglietti-e-prenotazioni.

    01 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

“Nobel” per la carta stampata

Le Corbusier - Je rêvais, 1963 collage, carta da giornale, gouache su cartone 92,5 x 147,5 cm Collezione Annette e Peter Nobel

Le Corbusier – Je rêvais, 1963  collage, carta da giornale, gouache su cartone 92,5 x 147,5 cm – Annette e Peter Nobel

300 immagini di vita reale per trasformare un articolo in arte. And Now the Good News. Opere dalla collezione Annette e Peter Nobel è il titolo della mostra inaugurata pochi giorni orsono al Lac di Lugano (Lugano Arte e Cultura, una delle due sedi del Masi, il Museo d’arte della Svizzera italiana della città) che fino al 15 agosto proporrà trecento pezzi dei quasi 1.500 della Collezione di Annette e Peter Nobel.

L’esposizione sarà disposta sui due piani del Lac, complessiva di installazioni, fotografie, dipinti, disegni, collage e «che – come spiega il curatore Elios Schenini a STEFANO BUCCI che lo ha intervistato per «la Lettura» – vogliono

Fischer - Yummy horses' eye 2013

Urs Fischer – Yummy horses’ eye 2013 – Annette e Peter Nobel Collection

testimoniare la fertilità dell’incontro tra testo e immagine, tra arte e carta stampata» e determinare l’uso che gli autori dell’ultimo secolo, fra i vari movimenti artistici susseguiti, hanno fatto degli stampati.

Aperta fino al 15 agosto 2016, l’esposizione permetterà di vedere una collezione privata inedita, ossia quella dei coniugi Nobel che raccolsero opere di Georges Braque, Joseph Beuys, Sigmar Polke, Andy Warhol, degli svizzeri Thomas Hirschhorn, Urs Fischer e Daniele Buetti. La mostra sarà suddivisa in dieci sezioni, le quali seguiranno un ordine cronologico che darà la perfetta impressione dello scandire del tempo e dello scorrere delle vicende del mondo.

Axenoff - Princess Diana, 2011

Axenoff – Princess Diana, 2011 – Annette e Peter Nobel Collection

Viene proposto quindi un percorso attraverso l’arte del nostro tempo, che testimonia l’attrattiva con la quale molti artisti, a partire dalla fine dell’800, hanno guardato al giornale quale fonte d’ispirazione per le loro opere.

E alla suddetta mostra si collega un intrigante appuntamento anche per «la Lettura» che nel numero in uscita il 5 giugno conterrà un vero e proprio giornale d’artista realizzato appositamente da Thomas Hirschhorn, il grande artista svizzero autore di varie rielaborazioni del lato più ispirato e creativo del giornale.

And Now the Good News. Collezione di Annette e Peter Nobel in esposizione dal 28 Maggio 2016 al 15 Agosto 2016 presso il LAC di Lugano, per info e contatti visitare la pagina web: http://www.masilugano.ch/it/507/and-now-the-good-news 

Solo Works On Paper – WOPArt fair Lugano 2016

    30 May 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto
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