Dal colore alla carta. Storia dell’acquerello

Acquerello su cartoncino, cm. 16,9x32,2. Firma in basso a destra S. Donadoni - Farsettiarte

Acquerello su cartoncino, cm. 16,9×32,2. Firma in basso a destra S. Donadoni – Farsettiarte

L’acquerello è una tradizione pittorica che attraversa le cronache della storia. L’uomo primitivo ha iniziato ad utilizzare dei pigmenti naturali mescolati con acqua per creare pitture rupestri, applicando la pittura con le dita, i bastoni e le ossa. Gli antichi Egizi usavano vernici a base d’acqua per decorare le pareti dei templi e tombe ed hanno creato alcune delle prime opere su carta di papiro. I primordiali colori erano prevalentemente di origine minerale. Ma è stato in Estremo e Medio Oriente dove sono emerse le prime scuole di acquerello in senso moderno. I maestri cinesi e giapponesi effettuavano dipinti su seta e carta fatta a mano, costruendo ogni singolo componente dellre singole opere. La loro arte era piena di allusioni letterarie e calligrafie, ma l’immagine principale era di solito un paesaggio contemplativo.

Les Très Riches Heures du duc de Berry - L'Homme anatomique, ou Homme zodiacal, XVe s. Chantilly

Les Très Riches Heures du duc de Berry – L’Homme anatomique, ou Homme zodiacal, XVe s. Chantilly

Questa caratteristica ha anticipato ciò che doveva essere un aspetto centrale delle tradizioni dell’acquerello occidentale nei secoli successivi. In India e in Persia, i dipinti a gouache opaco creato dai musulmani raffiguravano episodi religiosi derivati dall’arte bizantina. Durante il Medio Evo, i monaci d’Europa utilizzavano la tempera per creare codici miniati. Questi libri sono stati considerati una forma d’arte tra le più importanti, equivalenti alla pittura a olio negli anni successivi, caratterizzati da una infinita e meticolosa precisione nelle piccolezze.  Il libro più famoso è il calendario “Les Tres Riches Heures du Duc de Berry”,  talvolta chiamato “Il Libro d’Ore”, acquerellato dai fratelli Limbourg, Paul, Herman e Jean (fiamminghi, c.1385-c.1416). Dal 1500 l’acquerello venne usato per eseguire studi sulla natura e per i paesaggi (Albrecht Dürer fu il più importante pittore ed incisore dell’epoca che realizzò paesaggi ad acquerello), per studi sugli animali (Pisanello), per gli studi sui guerrieri (Pinturicchio), per scene sacre o profane (Rubens, Salvator Rosa), per riproduzioni botaniche e scientifiche.

Matita, biacca e acquerello su carta, cm. 24,5x33,9 F. Lorenzi

Matita, biacca e acquerello su carta, cm. 24,5×33,9 F. Lorenzi

La carta ha svolto un ruolo importante nello sviluppo dell’acquerello. La Cina ha prodotto carta fin dai tempi antichi; gli arabi hanno appreso i loro segreti solamente nel corso dell’ottavo secolo. La carta ha iniziato ad essere importata in Europa a partire dal XII secolo, proveniente da Damasco attraverso Costantinopoli (l’odierna Istanbul), o dall’Africa attraverso la Sicilia. Era un prodotto mediocre se paragonato alla pergamena, tanto che Federico II in un editto del 1221 ne proibì l’uso negli atti pubblici. Tuttavia il consumo non fece che aumentare vista la sua decisa economicità, e nel XIII secolo le flotte mercantili del Mediterraneo e dell’Adriatico, finanziate da grossi commercianti (in gran parte veneziani e genovesi), si spartivano il fiorente mercato, fino a quando non sono stati istituiti i primi mulini di fabbricazione della carta in Italia nel 1276.

Dal momento che la carta era considerata un bene di lusso, la tradizionale pittura ad acquerello occidentale è stata di lenta evoluzione. La maggiore disponibilità di carta dal XIV secolo ha consentito la possibilità del disegno come attività artistica. Così artisti come Leonardo da Vinci e Michelangelo ha cominciato a sviluppare disegni come uno strumento di pratica e di registrazione delle informazioni. Albrecht Durer (tedesco, 1471-1528) è tradizionalmente considerato il primo maestro di acquerello perché le sue opere sono state  come studio preliminare per altre opere. Nel corso dei successivi 250 anni molti artisti diversi come Peter Paul Rubens (fiammingo, 1577-1640), Anthony van Dyck (fiammingo, 1599-1641) e Jean Honore Fragonard (francese, 1732-1806) hanno continuato ad utilizzare acquerello come mezzo di disegno e di sviluppo di composizioni.

Albrecht Dürer, Ala sinistra di un blu Roller (c.1500 o 1512). Acquerello e guazzo su pergamena, con biacca.pollici 7 11-16 × 7 7-8

Albrecht Dürer, Ala sinistra di un blu Roller (c.1500 o 1512). Acquerello e guazzo su pergamena, con biacca.pollici 7 11-16 × 7 7-8

Con la produzione di documenti di qualità superiore, alla fine del secolo XVIII, la prima scuola nazionale di acquerellisti è sorta in Gran Bretagna. La tradizione è iniziata con disegni topografici ad acquerello che proliferavano nel tardo Seicento e primo Settecento. Questi rendering comprendevano l’identità visiva dei porti di mare così come il paesaggio circostante. Nel 1768, la topografia influente fondò la Royal Academy che ha incoraggiato gli acquarellisti a sviluppare le applicazioni della tecnica. L’acquerellista di maggior talento di questo periodo è stato Joseph MW Turner (inglese, 1775-1851) che diventerà poi uno dei più grandi pittori del XIX secolo. I suoi paesaggi contemplativi sono stati influenzati enormemente  decine di artisti nel corso dei successivi decenni. Lo sviluppo della tecnica dell’acquerello è andata di pari passo all’evoluzione ed al progresso della scuola britannica degli acquerellisti. Nel 1780, una società britannica ha iniziato la produzione di carta realizzata appositamente per acquarellisti trattata con particolari tecniche per evitare, con i lavaggi, di sprofondare nelle fibre della carta.

    29 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

Le rare carte di Tiepolo si concentrano in Friuli

tiepolo(2)Grazie alle ricerche di Knox abbiamo la certezza di quanto in realtà siano rari i disegni giovanili a gesso bianco e nero di Giovanni Battista Tiepolo. Effettivamente soltanto il grande “nudo virile seduto” della Staatsgalerie può essere associato ad una delle prime opere dell’artista, il Martirio di San Bartolomeo di San Stae del 1722. Appaiono invece differenti i disegni sui “tre nudi” del Museo Civico di Udine, dei quali oggi è stata accettata una datazione attorno al 1720, mentre il solo foglio “angeli cantori e musicanti” che fa da bozzetto alla decorazione alla cappella del Sacramento del Duomo di Udine del 1726, documenta con precisione l’attività friulana dell’artista, che ad oggi manca di un preciso fondamento, se non per i disegni rinvenuti se escludiamo le copie dei disegni di Giovanni Raggi e Francesco Guardi, conservate nel primo taccuino di Berlino.

 

giambattista_tiepolo_figure_femminili_e_piccolo_zefiro_sulle_nubi_galleryCertamente più interessante è il ritrovamento di alcuni fogli di Tiepolo facenti parte di uno smembrato taccuino per gli appunti, che per ragioni stilistiche e per confrontarli con gli affreschi del Palazzo Patriarcale di Udine, con i quali molti di essi sembrano avere una certa appartenenza data dall’esperienza friulana dell’artista.
I fogli appartengono oggi a varie collezioni, ma la loro provenienza dal taccuino è certa. Essi sono appunto caratterizzati dalla stessa tecnica con tratto a gesso bianco e nero, sulla medesima carta ruvida senza filigrana, piuttosto grezza, di colore camoscio tendente al grigio.
Le misure dei fogli variano su entrambe i lati, da un massimo di 304 mm ad un minimo di 209 mm, poiché sono stati sottoposti a tagli e riduzioni dopo il loro smembramento dal taccuino originale, avvenuto per strappo lungo il margine centrale.Giambattista-Tiepolo-Avvocato-veneziano-alla-sua-scrivania-1755_1760-National-Gallery-of-Art-Washington-Ailsa-Mellon-Bruce-Fund

 

Dopo quest’operazione i fogli hanno preso due destinazioni differenti: un gruppo di essi è confluito nelle collezioni del Conte Giacomo Carrara di Bergamo durante la prima metà del ‘700, e da queste, per lascito all’Accademia di Carrara dove tutt’ora si trovano. Il secondo gruppo è costituito dai disegni che oggi si trovano in parte in due collezioni private, e per il resto al Fogg Museum of Art di Cambridge. Questi fogli si distinguono dalla scritta espositiva “piazzetta” che si trovano sul margine superiore, e dai numeri sul margine inferiore a destra, il più alto dei quali attesta che questa seconda parte del taccuino, evidentemente smembrato prima dell’acquisto di alcuni disegni da parte del Conte Giacomo Carrara, era composto da 29 fogli, e un’ultimo foglio (K), appartenente alla collezione Marignane di Montecarlo, che però non riporta numerazione.

    28 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

Tre secoli di collezioni su carta in asta da Sotheby’s

Stefano della Bella FLORENCE 1610 - 1664 RECTO: CARICATURE: A NIGHT WATCH; VERSO: THREE DWARFS IN CONVERSATION Pen and brown ink and grey wash, over black chalk (recto); Black chalk (verso); bears old attribution, in red chalk, verso: S. Della Bella 160 by 270 mm

Stefano della Bella
FLORENCE 1610 – 1664
RECTO: CARICATURE: A NIGHT WATCH; VERSO: THREE DWARFS IN CONVERSATION
Pen and brown ink and grey wash, over black chalk (recto);
Black chalk (verso);
bears old attribution, in red chalk, verso: S. Della Bella
160 by 270 mm Asta

Il 5 e 6 luglio 2016 la casa d’ asta Sotheby’s propone due lotti di disegni facenti parte della grande collezione dello studioso Paul Adolphus Oppè. Egli ha condotto lo studio dei disegni britannici come una ricerca scientifica. Era uno dei pochi primi collezionisti in Inghilterra di opere su carta nel corso del primo quarto del XX secolo, incluso Laurence Binyon, Randall Davis ( 1866-1946 ) e Thomas Girtin ( 1874-1961 ).

Jacopo Negretti, called Palma Il Giovane VENICE CIRCA 1548 - 1628 JUNO Pen and brown ink and wash, heightened with white, over black chalk, squared for transfer in black chalk; inscribed, centre right: Lumi(?) and bears old attribution, lower right: Palma; bears Sagredo numbering (L.2103a) on the mount in pen and brown ink, recto: G.P. no. 180. and verso: G.P. no: 298

Jacopo Negretti, called Palma Il Giovane
VENICE CIRCA 1548 – 1628
JUNO
Pen and brown ink and wash, heightened with white, over black chalk, squared for transfer in black chalk;
inscribed, centre right: Lumi(?) and bears old attribution, lower right: Palma;
bears Sagredo numbering (L.2103a) on the mount in pen and brown ink, recto: G.P. no. 180. and verso: G.P. no: 298

Paul Oppè fu un collezionista di disegni e studioso . Era il figlio di Siegmund Armin Oppé e Pauline Jaffé . Ha frequentato la St. Andrews University e il New College di Oxford, dove si è specializzato in old masters. Dopo la laurea, è stato nominato assistente di un professore di greco nel 1902 a St. Andrews , avanzando a docente nel 1904 e docente di storia antica presso l’Università di Edimburgo . Nel 1904 ha iniziato la raccolta di disegni, a cominciare da J. S. Cotman venduta a lui da Herbert Horne. Questo è cresciuto dopo il suo matrimonio in una vasta collezione opere su carta che includevano fra’ Bartolomeo, Giovanni da Udine, Barocci, Veronese,  Poussin, e Claude Lorrain.

Agostino Carracci BOLOGNA 1557 - 1602 PARMA DESIGN FOR A FAN WITH OSTRICH FEATHERS AND A MEDALLION WITH A PORTRAIT OF A WOMAN - Pen and brown ink over red chalk

Agostino Carracci
BOLOGNA 1557 – 1602 PARMA
DESIGN FOR A FAN WITH OSTRICH FEATHERS AND A MEDALLION WITH A PORTRAIT OF A WOMAN – Pen and brown ink over red chalk

La prima sessione (lotti 1-154 ) sarà costituita dall’ultima parte restante della famosa collezione assemblata nella prima metà del 20 ° secolo. La più grande sezione britannica della collezione Oppé fu acquistata dalla London Tate Gallery qualche anno fa, ma la famiglia ha mantenuto una selezione dei loro antichi maestri continentali preferiti, tra cui un magico, minimalista paesaggio romano di Claude Lorrain, un importante foglio di studio di Paolo Veronese per uno dei suoi incarichi più significativi, e altri eccezionali disegni di diversi artisti come Watteau, Carracci, Tiepolo e Guercino. Caricatura e satira sono stati temi molto cari ad Oppè, e la vendita include importanti caricature, come  Agostino Carracci, e una splendida serie di rappresentazioni vivaci di Stefano della Bella con alcuni nani che trascorrono il loro tempo in vari modi.

Sir Peter Lely SOEST 1618 - 1680 LONDON PORTRAIT OF THE ARTIST’S SON, JOHN LELY (1668-1728) Black and coloured chalks, heightened with white

Sir Peter Lely
SOEST 1618 – 1680 LONDON
PORTRAIT OF THE ARTIST’S SON, JOHN LELY (1668-1728)
Black and coloured chalks, heightened with white

Nella seconda sessione della vendita i punti salienti sono incentrati su cinque secoli di arte europea, a partire dai disegni di Peter Lely, tra cui uno degli unici due autoritratti esistenti e documentati della sua produzione, assieme ai ritratti di moglie e figlio che sorprendentemente sono rimasti in possesso della famiglia per più di tre secoli. In consegna di vendita c’è anche uno splendido ritratto di Ingres del giovane John William Montagu, forse il più bello fra tutta la serie dei suoi ritratti.

Andando indietro nel tempo abbiamo in asta una serie di opere del XIV secolo quali disegni fiorentini, che raramente si trovano in asta, o un capolavoro fiammingo del grande Stradano, commissionatogli dalla casata Da Medici da Cosimo nel 1563, per decorare la sala Grande di Palazzo Vecchio.

Relativi al XVII secolo saranno disponibili una serie di disegni del Guercino, con i primi studi effettuati per la costruzione dei primi affreschi della Cattedrale di Piacenza. Del XVIII secolo c’è un’interessante raffigurazione di Fragonard della sua visione in merito a “L’ispirazione dell’artista”, e infine all’interno della selezione britannica possiamo trovare dei favolosi disegni di Thomas Girtin e sette eccellenti acquerelli di JMW Turner che illustrano tutta la sua carriera. Durante l’ asta prevista per il 5 luglio verrà proposta solamente la selezione della Sessione 2.

Giovanni Domenico Tiepolo VENICE 1727 – 1804 A CENTAUR AND SATYR ON A ROAD, WITH TWO NYMPHS BEING ABDUCTED Pen and brown ink and wash, over traces of black chalk; bears numbering, upper left: 117 184 by 267 mm

    28 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

L’avanguardia surrealista di Escher a Palazzo Reale

Escher - Rebus 10

Escher – Rebus 10

Le opere grafiche di Escher sono celebri per l’uso fantasmagorico degli effetti ottici. Il campionario sviluppato da lui contempla le sorprese più spettacolari che vanno da illusionistici paesaggi, prospettive invertite, costruzioni geometriche minuziosamente disegnate e altro ancora, frutto della sua inesauribile vena fantastica, che incantano e sconcertano dando un ordinato appagamento alla vista. Nelle opere di Escher l’ambiguità visiva diventa ambiguità di significato, con la conseguenza che i concetti di positivo e negativo, corretto e scorretto sono intercambiabili. Traspaiono dall’opera e dalle invenzioni di questo artista i suoi molteplici interessi e le variegate fonti di ispirazione, dalla psicologia alla matematica, dalla poesia alla fantascienza.

Escher - Mobius Strip II

Escher – Mobius Strip II

Tra i suoi più grandi estimatori non c’erano però solo critici, artisti e appassionati d’arte, ma anche logici, fisici e matematici che vedevano nelle sue opere la rappresentazione di importanti principi della matematica e della geometria. Un risultato straordinario se si considera che Escher non era andato oltre l’istruzione matematica formale della scuola secondaria. Le implicazioni logiche, matematiche, geometriche e fisiche sono piuttosto variegate nel suo operato, basti osservare le mani che si disegnano, o i processi ricorsivi, quali l’Effetto Droste collegato a particolari montaggi di rotazione del piano, a volte collegate a questioni topologiche come la percorrenza di una superficie bidimensionale che si estende in uno spazio tridimensionale come il Nastro di Mobius. L’infinito derivante da un sentimento che va ad associarsi con le questioni matematiche, antecedenti alle geometrie frattali a sviluppo infinito, od il moto perpetuo e ancora i dischi di Poincarè. Escher spazia dimensionalmente con la fantasia, riesce a creare piani diversi che si incontrano, come in “rettili”, dove piccoli animali preistorici escono dal mondo bidimensionale di un libro, per poi farvi ritorno.

Escher - Rettili - Mott The Hoople (1969)

Escher – Rettili – Mott The Hoople (1969)

Prendendo avvio dalle radici Liberty della sua produzione, la mostra di Milano si sofferma sulle varie tappe della cultura figurativa, navigando gli aspetti impossibili delle sue bizzarre opere, ispirate alle architetture moresche e italiane e allo stesso tempo debitrici alla scienza e alla matematica ma specialmente alle avanguardie storiche europee a lui contemporanee. Con un’esposizione di oltre 200 opere, la mostra di Escher a Milano si profila come una delle mostre monografiche più complete e intriganti della stagione culturale milanese, con importanti prestiti e capolavori che ben illustrano il successo internazionale di Escher e della sua grafica.

ESCHER a Palazzo Reale dal 24.06.2016 al 22.01.2017

per info e costi visita palazzorealemilano.it

 

    27 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

L’arte della bella scrittura – a Chiasso con Simonetta Ferrante

The fields in view, Scotland, 2014 libro d'artista in scatola 22x22x4,5 cm Guarda la gallery

La mostra al m.a.x. museo di Chiasso inaugurata il 21 maggio 2016 si inserisce nel filone della “grafica contemporanea”, ed è dedicata quest’anno a Simonetta Ferrante (1930), artista attiva da ben sessanta anni, che ha saputo distinguersi per un singolare percorso costantemente volto alla ricerca della memoria del visibile.
E’ questa la prima antologica dedicata a Simonetta Ferrante, che fin da giovane si intrattiene rapporti di lavoro e amicizia con i principali esponenti del circolo internazionale di grafici, designer e fotografi. La mostra affronta tutto il suo elaborato percorso: dai primi anni della formazione sino al 2016, mettendo in luce e a confronto il doppio background fra grafica, design, arte e calligrafia e andando a scoprire le tappe della sua ricerca in tutte le sue diverse tecniche e fasi.

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Simonetta Ferrante iniziò la sua attività in graphic design presso Max Huber e Pier Giacomo Castiglioni, poi frequentò su consiglio di Giovanni Pintori la Central School of Arts and Crafts di Londra, lavorando con Bob Noorda, poi con Bruno Munari, collaborando con Giovanna Graf e Carlo Pollastrini per i Supermercati Esselunga, Galgano, Fotorex, Elettrocarbonium, 3M-Minnesota, Mondadori, Rizzoli e DataControl.
Si dedicò in seguito all’incisione, alla pittura, al collage, ai libri d’artista, alle installazioni, e subì in particolare il fascino dell’arte calligrafica.

Simonetta Ferrante

Questi disparati ambiti sono collegati da uno scopo poetico artistico diretti allo studio del segno, del colore, del ritmo e della scrittura: fra grafica, design, arte e calligrafia.
Il percorso espositivo si articola secondo uno sguardo cronologico-tematico: partendo dal suo primo periodo di formazione alla Central School of Arts and Crafts di Londra ritroveremo manufatti grafici, disegni, carboncini e gessi che sono più vicini all’ambito del collage e della sperimentazione che Simonetta Ferrante con il tempo approfondì. In questo primo periodo si può osservare la sua passione per il disegno. Segue l’inizio della sua attività vera e propria di graphic designer, accompagnata da molti illustri incontri.

Un’altra sezione in mostra è dedicata alla grafica e illustratrice svizzera Giovanna Graf, che fra il 1961 e il 1971 ha condiviso lo studio con Simonetta Ferrante a Milano. Suoi manifesti, locandine, inviti e bozzetti per La Rinascente, per Teodora e altri marchi che si presentano in tutta la freschezza della sua coinvolgente grafica.

Alcune sale del m.a.x. Saranno dedicate all’esposizione dei libri d’artista di Simonetta Ferrante, delle incisioni, le sculture in carta e plexiglass, i dipinti a olio, i monotipi, i collage, le tecniche miste, gli inchiostri, le installazioni, le tempere e gli acquerelli. Potremo soprattutto godere del suo grande lavoro di ricerca effettuato sulle carte.simonetta-ferrante1

L’esposizione – accompagnata da un catalogo – La mostra gode del patrocinio di Aiap-Associazione italiana design della comunicazione visiva, e del Gruppo Calligrafia Ticino. Simonetta Ferrante – dal 21.05.2016 al 25.09.2016 con chiusura estiva del m.a.x. museo da lunedì 01.08 a lunedì 22.08.2016 compresi.

Per info e contatti visitare il sito http://www.centroculturalechiasso.ch/m_a_x_museo/simonetta-ferrante-1930-la-memoria-del-visibile-segno-colore-ritmo-e-calligrafie/

    27 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

God save the Pound: la lenta discesa della britannica cartamoneta.

british-poundLa sorte della carta più importante dello stato inglese nel prossimo futuro è legato alla prospettiva del nuovo Brexit, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea confermata ieri notte alle ore 23,00.
Dopo l’esito del referendum sono tante le reazioni politiche da parte degli altri paesi dell’UE. Gli inglesi sono andati alle urne giovedì scorso, con un’affluenza di circa il 74% per la consultazione sul “Remain” or “Leave”: il 52% dei votanti ha scelto di lasciare l’Europa.

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Oggi a Berlino è in programma la riunione degli stati fondatori dell’Unione Europea; il ministero degli esteri tedesco conferma l’incontro nel quale saranno presenti i capi di Stato di Italia, Francia, Olanda, Belgio e Lussemburgo.
Nella serata di venerdì la sterlina è balzata a 1.44 sul dollaro, salvo poi crollare già durante la sessione asiatica di lunedì, dopo che il sindaco di Londra Boris Johnson personaggio politico molto influente, si è schierato apertamente a favore dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione.
Così la sterlina è crollata è ha trascinato giù anche l’euro che come spesso ha aperto in gap down, ovvero con un abbassamento negativo del valore monetario all’apertura della borsa, mentre non c’è stato alcun effetto negativo sulla borsa di Londra, tra le migliori in Europa.

Sterlina vs Dollaro - grafico settimanale

Sterlina vs Dollaro – grafico settimanale

C’è da riflettere su quanto i legami commerciali tra il Regno Unito e Unione europea siano comunque importanti. Circa il 45% delle esportazioni e il 53% delle importazioni del Regno Unito avviene con l’Ue; ogni anno Londra versa nelle casse di Bruxelles lo 0,5% del suo Pil, ma secondo gli studi della Confindustria britannica, l’adesione all’UE crea un un valore aggiunto tra i 62 e i 78 miliardi di sterline all’anno per l’imprenditorialità locale.
Il centro studi Bertelsmann Stiftung che collabora con l’Istituto di Munich ha calcolato che il Brexit costerebbe alla Gran Bretagna almeno 300 miliardi, e un calo potenziale del Pil del 12% in dieci anni.
Peraltro Londra è la più grande finanziaria d’Europa e alcune importanti istituzioni potrebbero voler spostare le proprie sedi in Europa nel caso di Brexit, scombussolando l’economia di molti piccoli stati europei. Ecco la fine di uno splendido matrimonio, forse neanche poi così splendido.

    25 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

Il patrimonio dei codici di Leonardo Da Vinci

Homem Vitruviano – Leonardo Da Vinci.

Homem Vitruviano – Leonardo Da Vinci

Il corpus degli scritti di Leonardo è costituito da circa cinquemila pagine di appunti, che probabilmente rappresentano una piccola parte della sua sterminata produzione, un terzo secondo gli studi, largamente maltrattata e dispersa nel corso dei secoli. Leonardo aveva l’abitudine di portare sempre con sé quaderni e taccuini, sui quali annotava con minuziosità e a profusione, con la sua inconfondibile scrittura speculare, tutto ciò che lo interessava del mondo circostante. Non meno copiosa era la produzione “casalinga”. Rientrato nell’abitazione redigeva progetti, disegnava macchine, preparava bozzetti o studi di quadri e sculture, o di particolari di essi, raggruppando graficamente le idee concepite nel corso dei suoi spostamenti.

Leonardo da Vinci, Trattato di Pittura, Codice Vaticano Urbinate Lat. 1270, Biblioteca Apostolica Vaticana.

Leonardo da Vinci, Trattato di Pittura, Codice Vaticano Urbinate Lat. 1270, Biblioteca Apostolica Vaticana.

La vastità dei suoi interessi, nei più svariati campi della conoscenza, è testimoniata dagli oltre quattromila fogli contenenti suoi disegni e annotazioni. Essi si presentano sciolti o raccolti in fascicoli o codici, oggi sparsi in musei, biblioteche e raccolte di tutto il mondo e quasi tutti databili a dopo il 1480, con una particolare incidenza a partire dal soggiorno milanese.

Anche se dei suoi scritti va fatta una distinzione fondamentale tra i taccuini di appunti, che l’artista portava sempre con sé per annotazioni veloci, e tra fascicoli più ordinati, talvolta dedicati a particolari argomenti, quali l’anatomia, l’ottica, l’arte bellica, la meccanica, il volo degli uccelli o il moto delle acque. I taccuini hanno il testo inserito negli spazi lasciati liberi dagli schizzi, mentre nei fascicoli troviamo un’organizzazione più accurata di immagini e testo. Per Leonardo Da Vinci il disegno non è legato a necessità decorative, ma è un insostituibile mezzo di rappresentazione e analisi della realtà, ancor più efficace dello scritto.

Di seguito vi presentiamo cinque dei principali codici leonardeschi
Insetto, uccello, libellula, robot - LEONARDO DA VINCI - ROBOT VOLANTE (DRONE) COD. ATLANTICO f.1059

Insetto, uccello, libellula, robot – LEONARDO DA VINCI – ROBOT VOLANTE (DRONE) COD. ATLANTICO f.1059

Codice Atlantico (64,5 x 43,5 cm; 1119 fogli raccolti in 12 volumi rilegati in pelle; conservato a Milano presso la Biblioteca Ambrosiana). È stato chiamato così perché Leoni dispose gli scritti di Leonardo su fogli del formato solitamente utilizzato per realizzare gli atlanti geografici. Il Codice Atlantico raccoglie disegni per buona parte databili tra il 1478 e il 1518, ed inerenti vari argomenti, dalla matematica alla botanica e alle arti militari. In questo manoscritto è presente la definizione che Leonardo diede di se stesso, ossia omo sanza lettere («So bene che, per non essere io letterato, che alcuno presuntuoso gli parrà ragionevolmente potermi biasimare coll’allegare io essere omo sanza lettere» – folio 119, verso A). In occasione dell’EXPO 2015 tra settembre 2009 a settembre 2015, i fogli del Codice Atlantico sono stati esposti a rotazione nella Sacrestia del Bramante all’interno del Convento di Santa Maria delle Grazie e nella Sala Federiciana della Biblioteca Ambrosiana.

Codici dell’Istituto di Francia (964 fogli raccolti in dodici manoscritti cartacei, alcuni rilegati in pergamena, altri in pelle, altri ancora in cartone; conservati a Parigi, presso l’Istituto di Francia). I manoscritti hanno diverse misure, che vanno da 10×7 cm a 31.5×22 cm. Per convenzione sono indicati con una lettera dell’alfabeto, dalla A alla M. I più importanti per gli studi sulle acque e sul territorio lombardo sono:

Codici Ashburnham, convenzionalmente identificati con due numeri: 2037 l’ex codice B e 2038 l’ex codice A, si tratta di due manoscritti cartacei (dimensione 24×19 cm), rilegati in cartone. In origine facevano parte del manoscritto A da cui sono stati strappati alla metà dell’Ottocento da Guglielmo Libri.

Leonardo da Vinci ,un foglio del Trattato della Pittura

Leonardo da Vinci ,un foglio del Trattato della Pittura

MANOSCRITTO A (cm 22×15; conservati 63 fogli dei 144 originari) Si presenta mutilo rispetto l’originale, a causa del furto di numerosi fogli, alcuni mai ritrovati, che ne ricompose una parte in volume vendendolo all’inglese Lord Ashburnham. Il fascicolo fu poi recuperato e catalogato come Ashburnham 2038. Il contenuto del manoscritto, datato 1490-1492, riguarda prevalentemente la pittura e la fisica, con le considerazioni sul moto a fare da denominatore comune. Il tema della pittura vi è discusso in modo particolareggiato, tanto è vero che Francesco Melzi ne trascrisse ampi stralci nel suo Libro di pittura – poi pubblicato a metà Seicento come Trattato della pittura. Nel Codice Ashburnham 2038, ai fogli 114 recto e 114 verso, compaiono studi di decorazioni datati 1492.

Leonardo Da Vinci - Codice Ashburnham B - La città ideale

Leonardo Da Vinci – Codice Ashburnham B – La città ideale

MANOSCRITTO B (cm 23×16; conservati 84 fogli dei 100 originari). Redatto tra il 1487 e il 1490, esso è insieme al Codice Trivulziano il più antico degli autografi di Leonardo. Guglielmo Libri ne rubò parecchi fogli, che puoi furono rilegati in volumi e venduti a Lord Ashburnham (Ashburnham 2037). La sua redazione comincia quando Leonardo è già trentacinquenne, e contiene disegni di armi e macchine militari o da lavoro, chiese a pianta centrale (quella di Vigevano), la famosa “città ideale”su due livelli e gli avveniristici progetti di macchine volanti e altre formidabili invenzioni (una vite aerea che sembra anticipare l’elicottero, il sottomarino). È questo il manoscritto dove Leonardo traccia disegni sulla strada coperta, che viene proposta a miglioramento difensivo in uno studio di disposizione interna nella ghirlanda del Castello di Milano. «Nobile corridore» è definita da Leonardo la strada coperta (che a Vigevano unisce il castello alla Rocca Vecchia), mentre il disegno della «polita stalla» somiglia molto alla scuderia modello voluta, sempre a Vigevano, da Ludovico il Moro nel 1490.

Manoscritto F (cm 14,5×10; 96 fogli) La sua compilazione risale al 1508, e si è conservato praticamente intatto. Ha per oggetto lo studio dell’acqua, ma un’ampia parte è dedicata all’ottica e allo studio della luce da cui si passa anche alla cosmologia, discutendo per esempio l’ipotesi dell’origine della Terra per emersione delle acque del mare.

Codice sul volo degli uccelli
Questo codice al volo degli uccelli si trova presso la Biblioteca Reale di Torino ed è composto da 17 pagine (21×15 cm) rispetto alle 18, databili intorno al 1505.
Tratta principalmente del volo degli uccelli che Leonardo analizza con un rigoroso approccio meccanico, così come studia la funzione dell’ala, la resistenza dell’aria, i venti e le correnti.

Codex Arundel - Manoscritto H

 Manoscritto H

Gli altri manoscritti minori sono il Codice Arundel (28×18 cm le carte di supporto; 283 fogli rilegati in marocchino; conservato a Londra presso la British Library), che contiene soprattutto studi di fisica, meccanica e architettura ed è databile tra il 1478 e il 1518; il Codice Trivulziano (20.5×14 cm; 55 fogli dei 62 originari; conservato presso la Biblioteca Trivulziana di Milano), databile tra il 1487e il 1490, che contiene studi di architettura militare e religiosa e ma anche riflessioni sulla lingua e la letteratura italiana; Manoscritto H (cm 10,5×8; 142 fogli) composto da tre quaderni, redatti nel 1493-1494, dedicato prevalentemente allo studio dell’acqua; i due Codici di Madrid (21×15 cm; rispettivamente 192 e 157 fogli rilegati in marocchino rosso; conservati presso la Biblioteca Nazionale di Madrid), riscoperti solo nel 1966, e databile tra il 1490 e il 1496 il primo e tra il 1503 e il 1505 il secondo; e i Fogli di Windsor (circa 600 disegni, non rilegati e di differente formato; conservati presso il castello Reale di Windsor), che riproducono studi di anatomia e di geografia, ma anche alcune caricature, e coprono un periodo compreso tra il 1478 e il 1518. Il Codice Vaticano-Urbinate del 1270 della Biblioteca Vaticana contiene il Libro di Pittura, redatto da Francesco Melzi dopo la morte del maestro, raccogliendo in un unico manoscritto scritti e pensieri sparsi, da diverse fonti manoscritte oggi andate perdute.

Copertina del Tratato della pittura di Lionardo Da Vinci - 1651

Copertina del Tratato della pittura di Lionardo Da Vinci – 1651

 

 

Sitografia: www.leonardocultura.com ; www.leonardoevigevano.it ; www.museoscienza.org/leonardo/codici/ www.beic.it/it/content/i-codici-di-leonardo

    10 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

“Arie di Carta” al Rivetta Tell di Lugano

Arie di Carta

Arie di Carta

A pochi giorni dalla chiusura della messa in scena di Arie di Carta, presso Il Teatro della Contraddizione di Milano, possiamo annunciare la programmazione dello stesso presso il mercatino serale del  Rivetta Tell lungolago, a Lugano.
‹‹Alla vigilia dell’inizio delle prove, una telefonata ha cambiato il destino della creazione di questo mio nuovo lavoro. I temi, la ricerca, le immagini, i suoni, i colori si sono moltiplicati anzi duplicati: il mio lavoro è diventato il ’nostro’, mio e di Ivana. Ci siamo incontrate – scrive Maria Carpaneto – ognuna coi propri vissuti, gusti ed esperienze professionali e ci siamo ‘ascoltate’: il reciproco ascolto ha generato una nuova relazione, un linguaggio per noi nuovo, volti e storie nei quali molti possono rivedersi ed immedesimarsi, due donne/due personaggi venute da chissà dove, un duo vagamente clownesco, tragicomico che si è raccontato la propria vita fondendola in una sola ed unica››.

Arie di Carta

Arie di Carta

‹‹“Arie di carta” è per me un atto di incontro – scrive Ivana Petito – E’ la danza di un incontro. Parla di un me e di un te, di un io e un tu che poi altro non sono che l’umanità tutta. Racconta il miracolo e il mistero quotidiano di ogni relazione, un’opera che continua a crescere nella vulnerabilità autentica dell’ incontro››.

Due curiosi personaggi senza tempo, e un passaggio continuo di stati d’animo con una velata ironia. Due creature straordinarie che trovano la nascita da mura, da suoni, dai colori, dalle temperature del sottosuolo per formare un tutt’uno con luoghi pregni di storie e di gente comune, un ricordo che non si dimentica. Una relazione che percorre tutte le epoche storiche, tutte le età della vita, tutti i generi e tutte le modalità dell’essere soli nonostante insieme. Queste due creature si accompagnano per farsi coraggio ed esaltarsi a vicenda, si incontrano ora nella giocosa gioia dell’incontro, ora sfinite dalle catene della relazione. “Arie di carta”, una pièce ancestralmente e archetipicamente attuale e antica, vestita in abiti vintage in un ambientazione retrò.

Arie di Carta

Arie di Carta

‹‹Dal mio punto di vista, la danza inaugura delle relazioni tra ciò che normalmente riteniamo separato e, nello stesso tempo, o proprio grazie a questo gesto, separa ciò che pensiamo debba restare unito. Si potrebbe dire che la danza è l’avvio della relazione impossibile, perché si congeda dalle relazioni stabilite e ritenute ‘possibili’: ad esempio, unisce una parte del corpo ad un’altra perché la separa dall’ordinamento delle parti, la fa fuggire via. E nel vostro spettacolo ciò inevitabilmente accade, ma in certi passaggi è come se voleste danzare la relazione, illustrarla attraverso la danza, piuttosto che inaugurarla danzando. Le fotografie sullo sfondo sembrano voler dire ciò che state facendo, la cosa che state danzando. Dal bambino alle due anziane ridenti è come se ci fosse una didattica a guidare la danza. Questo sfondo, che non a caso dà anche il senso di uno scorrere temporale, sembra voler insegnare che lo scorrere del tempo non è che formazione di relazioni, di cui infine si può insieme ridere, con un riso di saggezza, mi pare.›› (Maurizio Zanardi)

“Arie di Carta” –  prodotto dall’associazione culturale Il Filo di Paglia, Milano

Sabato 09 luglio 2016 alle ore 22.00 presso il Rivetta Tell, riva Giocondo Albertolli, 6900 Lugano, Svizzera

    09 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

“Untitled” colors, dall’anima di Paolo Manazza

Paolo Manazza - Project for Rumi's Portait, 2016, oil and enamels on canvas 97x113 cm

Paolo Manazza – Project for Rumi’s Portait, 2016, oil and enamels on canvas 97×113 cm

 

Oggi 08 giugno 2016, presso le prestigiose stanze della galleria Robilant+Voena di Milano in via Fontana, si terrà l’inaugurazione della prima personale di Paolo Manazza, il poliedrico pittore, giornalista, intellettuale e critico d’arte. Paolo Manazza racconta ad Alan Jones: “Un quadro è finito quando lo dice lui, anche con delle parti che rimangono apparentemente aperte. Fermarsi al momento giusto significa in sostanza cristallizzare l’’immagine e la composizione cromatica in un momento in cui è in grado di proiettare la massima intensità dell’’energia formale.

 

Untitled - About your daimons - 50x70 oil on canvas, 2015

Untitled – About your daimons – 50×70
oil on canvas, 2015

Ossia dare spazio a quella forma che apre le porte dell’’invisibile. Ciò che voglio dire è che la misteriosa, inafferrabile qualità di ogni opera (quale che sia il suo contenuto, astratto o figurativo) è una qualità allusa da parole e termini vaghi come lirico o sublime. Come giustamente diceva De Kooning lo scopo della pittura è principalmente catturare il nulla di un quadro, ‘la parte che non è raffigurata ma che è lì per via degli elementi che vi sono dipinti’. Sì, credo sia proprio così.”

Le opere di Paolo Manazza –- osserva Alan Jones nel catalogo della mostra – sono distillate da un ceppo per molti anni rinnegato. Sono prodotte con criteri altamente raffinati che sfuggono la ‘raffinatezza’ – nel senso peggiorativo del termine – ossia tutti quegli ingredienti retorici di moda e di appropriazione, reificazione, e riproduttività fotografica. Ogni dipinto –- prosegue – è un soliloquio un dialogo tra l’artista e il proprio sé, come le due parti di Bach, una traduzione simultanea nella lingua della pittura dove la ‘composizione’ è la grammatica, e il colore è il vocabolario”.

Paolo Manazza - Playing the Piano, 2013-2014, oil on canvas 90x110 cm

Paolo Manazza – Playing the Piano, 2013-2014, oil on canvas 90×110 cm

Lasciamoci trasportare dalle sue coloratissime spatolate di olio, lo scopo dell’operato di Paolo Manazza è entrare in un sentimento e prendere il volo, e il gioco inizia con l’osservazione, per arrivare alla pittura come mezzo primario.
Tornare alla pittura, per toccare con mano le proprie emozioni e per stenderle a seconda della ragion servente, lavorando sul colore e sulle varie sovrapposizioni dell’olio interpretando la realtà cromaticamente, trovando così l’unico possibile modo di vedere il mondo sia interno che apparente.
In occasione della mostra la galleria Robilant+Voena ha pubbliato un catalogo di cento pagine con un saggio di Alan Jones e i contributi critici di Giandomenico Di Marzio e Massimo Mattioli.

UNTITLED – Paolo Manazza
Inaugurazione Mercoledì 8 giugno dalle ore 18

Dal 08 Giugno 2016 al 08 Luglio 2016
MILANO – Galleria Robilant+Voena
LUOGO: Via Fontana, 16
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 02 805 6179
E-MAIL INFO: info@robilantvoena.com

    08 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto

Tim Samuel si imbatte nella natura, e nei social

Una scena rara da vedere, ancor più da fotografare. Ma il fotografo subacqueo australiano Tim Samuel ha avuto la fortuna di trovare la prontezza per scattare una foto ad un pesce che nuota, quasi fossero un unico essere, all’interno dell’ombrella di una medusa.

Tim Samuel Foto @timsamuelphotography

Tim Samuel Foto @timsamuelphotography

Questo pesce che nuota in sincronia con una medusa è stato trovato da Tim tra le acque della meravigliosa Byron Bay, in Australia.
L’endemica scena è raccontata da Samuel, che afferma di aver osservato mentre faceva freediving l’avvenimento, spiegando: “Sembrava completamente in trappola, come se fosse riuscito in qualche modo a nuotare all’interno e poi non fosse più in grado di uscirne. Il pesce riusciva a controllare in parte i movimenti della medusa”.

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Samuel voleva di intervenire per liberare il pesce, ma ha scelto infine di rinunciare, lasciando la natura a fare il suo corso: “Ma è stata una decisione difficile da prendere”. Pensiamo positivamente, potrebbe trattarsi di una rarissima forma di simbiosi fra la medusa e il pesce, segno di solidarietà marina fra specie diverse.

La sua foto è stata pubblicata su Imgur e a seguire su Instagram, ed ha dilagato in poco tempo su tutti i social network.
”Non mi sarei mai aspettato che questo scatto potesse fare il giro del mondo”, ha scritto Tim Samuel sul suo profilo Instagram dove ha pubblicato le due immagini dell’insolito incontro.

    08 Jun 2016   Artisti, Blog   0 Comment Leggi tutto
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